Si è conclusa la ventesima edizione dei Campionati mondiali di calcio, vinta con merito dalla Germania. Ennesimo fallimento della nazionale italiana
Dopo un mese di intenso calcio televisivo e radiofonico (chi non è abbonato a Sky, infatti, ha dovuto seguire molte partite alla radio), il campo ha finalmente espresso il proprio verdetto: la squadra regina della ventesima edizione dei Campionati mondiali di calcio è la Germania, che nella equilibrata finale del 14 luglio ha battuto l’Argentina per 1 a 0 ai tempi supplementari (gol di Mario Götze al 113’), anche se gli attaccanti argentini hanno fallito un paio di ghiotte occasioni che avrebbero potuto mutare l’esito della gara.
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Clik here to view.La squadra tedesca, diretta dal valido trainer Joachim Löw, ha impressionato sul piano del gioco, dimostrandosi solida in difesa, abile nel palleggio a centrocampo (dove ha imparato a praticare il tiki-taken) e prolifica in fase realizzativa. Non ha sfigurato, però, nemmeno l’Argentina, disposta saggiamente in campo dal prudente allenatore Alejandro Sabella, con un collettivo solido nel quale la stella di Lionel Messi ha brillato solo a tratti. Il bilancio dell’Italia, invece, è del tutto fallimentare e ricalca quello dei Mondiali sudafricani del 2010, quando gli “azzurri” vennero estromessi alla fine del primo turno. Il successo nella partita iniziale contro gli inglesi aveva illuso tifosi e commentatori sportivi, profusisi in dichiarazioni roboanti che preconizzavano improbabili trionfi: dopo che la compagine italiana è tornata a casa anzitempo, è prevalso lo sconforto e si sono scatenate le solite discussioni polemiche sui responsabili della sconfitta.
Le colpe maggiori, a nostro parere, vanno attribuite a Claudio Cesare Prandelli, che ha sbagliato le convocazioni – lasciando a casa un attaccante potenzialmente efficace come Giuseppe Rossi – e non ha curato adeguatamente la preparazione atletica dei nostri calciatori, apparsi nelle ultime due partite in debito di ossigeno. L’allenatore italiano, inoltre, ha adottato uno schieramento tattico troppo prudente e ha affidato le sparute sortite offensive degli “azzurri” alle invenzioni di Andrea Pirlo e alle giocate di Mario Balotelli, calciatore sovrastimato rispetto al suo effettivo valore.
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Clik here to view.Nonostante il quarto posto, neanche il bilancio del Brasile può considerarsi positivo. La Seleçao vista all’opera nel 2014 si è rivelata tra le peggiori di ogni tempo: distratta in difesa, confusionaria a centrocampo, evanescente in attacco. Solo Neymar si è dimostrato all’altezza della propria fama, ma dopo il suo infortunio la squadra si è dissolta e sono emersi i limiti tecnici di molti giocatori. Possibile che in Brasile non ci siano calciatori migliori dei pessimi Bernard, Fernandinho, Fred, Hulk, Jo, Luis Gustavo, Paulinho, ecc. schierati in campo dall’incerto Felipe Scolari? La reazione dei supporter brasiliani è stata, tutto sommato, composta: hanno vissuto con disperazione il tracollo con la Germania in semifinale (1 a 7) e hanno accettato con rassegnazione la netta sconfitta contro gli olandesi nella finale per il terzo posto (0 a 3). Durante le due partite i tifosi si sono limitati a piangere e a fischiare i brocchi in casacca gialloverde senza incorrere negli eccessi dei Mondiali del 1950, quando, alla fine della gara persa dal Brasile contro l’Uruguay, si registrarono ben 34 suicidi e 56 morti per arresto cardiaco.
La sorpresa maggiore del torneo è stata rappresentata dalla Costarica, compagine vivace e combattiva che ha irretito avversarie molto più blasonate senza perdere mai un incontro, almeno nei tempi regolamentari e supplementari. Altre quattro nazionali si sono comportate egregiamente: l’Algeria, che ha impegnato negli ottavi lo squadrone tedesco perdendo di stretta misura (1 a 2); il Cile, ingiustamente eliminato ai rigori dal Brasile negli ottavi di finale; la Colombia, che ha messo in mostra James Rodriguez, capocannoniere del torneo, e un calcio a tratti brioso; l’Olanda, ben organizzata tatticamente dal “mago” Luis Van Gaal, il quale ha utilizzato tutti i 23 giocatori a sua disposizione e ha stabilito così un curioso record.
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Clik here to view.Dignitose sono state le performance di Belgio, Francia, Grecia, Stati Uniti e Uruguay (a parte i “morsi velenosi” dell’indisciplinato Luis Suárez), mentre scadente è stato il rendimento di Inghilterra, Portogallo e Spagna. I britannici – disposti male in campo dal mediocre Roy Hodgson – hanno confermato la crisi di risultati che li attanaglia da quasi mezzo secolo e sono finiti ultimi nel proprio girone; i lusitani hanno inanellato una serie di brutte prestazioni e sono stati eliminati al primo turno; gli iberici si sono liquefatti quasi subito a dimostrazione che il loro ormai farraginoso tiqui-taca – messo in crisi dal pressing e dal contropiede di olandesi e cileni – non riesce più a garantirne la supremazia tecnico-tattica. Si è trattato, nel complesso, di un torneo al di sotto delle aspettative, che all’inizio ha fatto intravedere qualche bella partita ma dagli ottavi di finale in poi ha dispensato uno spettacolo a tratti noioso, soprattutto a causa del tatticismo esasperato e degli orari impossibili nei quali si sono disputate quasi tutte le gare.
Sono mancate, infine, le grandi manifestazioni di protesta contro gli sprechi amministrativi del governo brasiliano che avevano animato la Fifa Confederations Cup dello scorso anno, a riprova che il significato dei Mondiali di calcio trascende l’aspetto puramente agonistico. La Coppa del mondo, infatti, esalta il senso di appartenenza nazionale e la competizione tra i popoli, catalizza l’attenzione dei mass-media e induce la gente comune a dimenticare, almeno per qualche tempo, le difficoltà esistenziali che l’assillano.
Le immagini: la nazionale tedesca campione del mondo (fonte: http://sport.leonardo.it); la nazionale brasiliana (fonte: www.copa2014.gov.br; autore: Danilo Borges); l’Adidas brazuca, pallone ufficiale dei mondiali, insieme alla Coppa del mondo (fonte: www.daringtodo.com).
Giuseppe Licandro
(LucidaMente, anno IX, n. 103, luglio 2014)